Medicina olistica e psicologia

Obesità: un approccio multidisciplinare
3 Maggio 2021

La scienza e la psicologia: le origini dell’integrazione

La scienza moderna, fin dalle sue origini, ha da sempre fondato le sue teorie su tre principi fondamentali: materialismo, meccanicismo e riduzionismo. Questi sono tutt’oggi i pilastri cardine del paradigma scientifico che pone la sua attenzione prevalentemente sullo studio degli oggetti materiali ignorando completamente quelli immateriali come l’energia, le emozioni, i pensieri, la coscienza

Nel corso dei secoli ci si rese conto che tale paradigma era molto utile nello studio della natura nei suoi aspetti fisici, chimici e biologici, ma risultava di difficile applicazione sull’uomo e sulla sua complessità. Si è sviluppata allora la tendenza alla specializzazione degli studi nel tentativo di semplificare tale complessità, suddividendo l’uomo in varie parti di cui ogni scienza ha approfondito un aspetto diverso seguendo teorie e metodi propri.

È nata così, per esempio, una medicina che tendeva a separare i vari organi tra loro, il sistema nervoso e la mente, elementi che oggi sappiamo essere strettamente collegati

La psicologia in questo quadro ha riscontrato non poche difficoltà, avendo come oggetto di studio la mente, l’uomo e le sue emozioni, tutti elementi influenzati da numerosi fattori interni ed esterni poco controllabili scientificamente. 

Alle sue origini la psicologia emerse come disciplina scientifica solo alla fine dell’800, molti secoli dopo la fisica e la medicina. All’epoca il suo principale oggetto di studio era quella che Descartes chiamava la res extensa ovvero la dimensione materiale a discapito della res cogitans cioè quella immateriale. Questa visione basandosi sull’oggettività degli eventi studiati escludeva dal campo, come sottolinea lo psichiatra inglese R. D. Laing “la vista, il suono, il sapore, il tatto e l’odore [….] l’estetica e la sensibilità etica, i valori, la qualità e la forma; tutti i sentimenti, i motivi, le intenzioni, l’anima, la coscienza e lo spirito”. La psicologia, quindi, scelse come oggetto dei suoi studi la percezione sensoriale e i comportamenti dell’essere umano tralasciando completamente i processi mentali, le emozioni, la coscienza perché non osservabili direttamente né misurabili con qualche strumento. 

Tutti questi aspetti erano studiati solo da alcune correnti di impostazione clinica, a partire dalla Psicoanalisi di Freud, che però rimasero fuori dal paradigma scientifico. 

Con lo sviluppo della psicosomatica ci si è concentrati sullo studio dell’influsso reciproco tra mente e corpo e questo ha gettato le basi di una visione dell’uomo integrata. Freud rappresentò un precursore anche nel campo della psicosomatica in quanto cercava di definire le malattie (principalmente le isterie) come espressione di conflitti inconsci, ma fu Franz Gabriel Alexander, psicoanalista e medico ungherese, che gettò le fondamenta di questa nuova disciplina negli anni ’50. La sua idea era quella di integrare la psicoanalisi con la ricerca scientifica sulle emozioni con lo scopo di favorire il dialogo e l’integrazione fra la medicina e la psicologia.

Una nuova visione della scienza: l’Olismo

L’interconnessione tra un disturbo e la sua causa psichica si basa su una visione olistica del corpo umano, sul concetto che mente e corpo sono strettamente collegati; tale principio implica che in alcune malattie accanto ai fattori somatici hanno un ruolo fondamentale anche i fattori psicologici. 

Ancora e di più oggi si afferma la necessità di una integrazione delle scienze che recuperano così la visione globale dell’uomo che già gli antichi avevano. Anche all’interno della psicologia e della medicina si tende a rimettere insieme quelle parti che si erano separate per motivi di studio, ma che sono in continua interazione: si parla sempre più spesso di olismo o medicina olistica

L’approccio olistico prevede una visione della salute integrata che comprende tutte le parti dell’essere umano: corpo, mente e spirito.

L’olismo, la cui etimologia viene dal greco olos (tutto, totale), considera infatti l’essere umano come l’insieme di tutte le sue parti: apparato fisico, mentale/emozionale e spirituale.

Il corpo, la mente e lo Spirito in realtà non sono separati, ma si compenetrano e si influenzano l’un l’altro. Secondo questa visione se un elemento, per esempio il corpo, subisce un’alterazione, anche gli altri elementi ne risentono; infatti, la malattia (anche se si manifesta sul piano fisico) ha origine nella sfera interiore (mentale o emotiva). La malattia, quindi, non è causata dai solo fattori esterni ma può avere origine anche da squilibri interiori (energetici, emotivi o psicologici) che ne determinano il manifestarsi sul piano fisico.

Nell’approccio olistico, così come nella psicosomatica, il disagio (fisico o psicologico) viene considerato un messaggio, reso manifesto nel corpo, che la nostra mente ci sta inviando e che ha bisogno di essere accolto, ascoltato e non represso. In questa visione unificante la “guarigione” consiste nel ristabilire un equilibrio tra i sistemi (fisico, psichico e energetico) che hanno dato vita al disagio.

In ambito psicologico con il termine olismo si intende la possibilità di vedere l’individuo come qualcosa di più della semplice somma delle parti: il comportamento o lo stato emotivo di un soggetto è influenzato da diversi fattori interconnessi che interagiscono insieme. Nella storia della psicologia ci sono varie correnti di pensiero che hanno accolto la visione olistica dell’uomo. Prima fra tutte troviamo la Scuola della Gestalt che ritiene fondamentale l’osservazione del comportamento umano nel suo insieme. Questa scuola fa parte delle terapie umanistichecioè quelle che partendo dalla corrente psicoanalitica poi si incontrano con la filosofia orientale abbracciandone molti aspetti. 

Uno dei concetti cardine della Gestalt è il “qui ed ora”, il “momento presente”: è importante tutto quello che accade nell’adesso perché il passato non esiste più e il futuro non esiste ancora. Il “qui” ed “ora”, lo spazio e il tempo sono concetti basilari delle filosofie orientali.

Negli ultimi anni si sta sviluppando sempre di più una forte tendenza ad integrare i concetti della cultura occidentale con quelli ben più antichi di quella orientale. La fisica quantistica, con la sua teoria dei quanti, cerca di rendere comprensibili per le nostre menti razionali ciò che già nelle antiche culture orientali era conosciuto già secoli fa.

Non mi dilungherò qui sulle teorie della fisica quantistica ma vorrei soffermarmi solo sul concetto di “l’osservatore influenza l’osservato”.. ma cosa significa?

Werner Heisenberg fisico tedesco che vinse il Premio Nobel per la Fisica nel 1932 per la scoperta del principio di indeterminazione: egli aveva scoperto che l’osservatore, nel suo caso lo scienziato che effettuava la misura, non è un semplice spettatore ma il suo intervento nel fare la misurazione produce degli effetti non calcolabili e quindi non eliminabili. 

Negli antichi testi orientaliveniva ben espresso, e lo è tuttora in quelli più moderni, che l’essere umano è immerso in un flusso energetico che compone la nostra struttura, il Prana, o respiro vitale, e che i chakra sono i punti energetici attraverso i quali fluisce questa energia vitale.

Per l’antica medicina cinese si parlava di meridiani cioè i canali in cui scorreva l’energia vitale o Qi. L’unione con ciò che oggi sostiene la fisica quantistica sta nel concetto della responsabilità dell’individuo nel suo processo di guarigione. I recenti studi sull’epigenetica (branca della genetica che studia i cambiamenti fenotipici ereditabili da una cellula o da un organismo in cui, però, non c’è variazione del genotipo) e del biologo statunitense Bruce Lipton dimostrano l’importanza della mente e del pensiero nella manipolazione dei geni e del Dna.  È ormai dimostrato il fondamentale ruolo della mente, dei pensieri e delle emozioni nel contribuire a creare o accelerare la malattia, così come a permettere o velocizzare la guarigione. (per ulteriori approfondimenti si possono leggere i numerosi scritti di Bruce Lipton sull’argomento).

Le terapie naturali, le discipline energetiche, ma anche alcune pratiche spirituali, possono rientrare in quella che comunemente viene chiamata “medicina olistica”, che oggi sta diventando sempre più accessibile e diffusa, anche in occidente.

Tutte queste pratiche hanno lo scopo in generale di riportare armonia nel corpo, nella mente e nella sfera spirituale, ognuna con un approccio proprio e specifico.

Alcune tecniche sono più orientate al lavoro sul piano fisico, altre su quello emozionale e altre ancora su quello energetico e spirituale.

In questo articolo vorrei soffermarmi su una delle tante discipline della medicina olistica, una delle più affascinanti: il REIKI.

ll Reiki è una tecnica di guarigione naturale nata dalle esperienze del dott. MikaoUsui, monaco cristiano vissuto in Giappone nella seconda metà del 1800, docente in Teologia Cristiana alla Doshisha University di Kioto.

Reiki è una parola giapponese che significa Forza Universale della Vita o Energia Vitale, quell’energia che è attorno e dentro di noi. Il Reiki è la connessione tra REI energia vitale universale e KI energia individuale.

In cosa consiste il Reiki? È un trattamento in cui il soggetto si distende su un lettino e l’operatore gli pone le mani su 22 zone corporee concentrandosi soprattutto su quelle corrispondenti ai sette chakra.

Le mani dell’operatore, poste con l’intenzione di donare amore, sono lo strumento attraverso cui trasmette l’Energia Vitale Universale che egli è in grado di canalizzare dall’Universo in quanto Reiker, allo scopo di ripristinare nel corpo del soggetto l’armonia e l’equilibrio dei suoi Sette Chakra. Ad ogni Chakra corrispondono organi vitali ed emozioni ben precise, per cui il trattamento effettuato su tutto il corpo del soggetto va a ripristinare un equilibrio energetico importante. Quando i Sette Chakra funzionano armoniosamente l’energia fluisce nel corpo come in una strada senza intoppi, garantendo al soggetto salute e vitalità. L’equilibrio che si raggiunge però deve essere necessariamente accompagnato da un riequilibrio emotivo, in quanto il Reiki è un metodo energetico ma non psicologico.

Alla base delle tecniche olistiche c’è la convinzione che l’essere umano è parte dell’Universo e quindi la sua essenza non è solo materiale ma è assimilabile anche ad un continuo flusso energetico che però a volte si affievolisce; il Reiki, come tutte le altre tecniche energetiche hanno l’obiettivo di ristabilire questo flusso nella giusta intensità, permettendo un continuo scambio di energia tra l’uomo e l’Universo.

Guarire è prima di tutto comprendere sé stessi.

Il Reiki agisce contemporaneamente sul corpo fisico, su quello emozionale e su quello mentale; genera un profondo processo di riequilibrio, a livello emotivo libera le emozioni somatizzate e apre la mente, aiutandoci a comprendere il disagio interiore che ha generato la malattia. Favorisce in questo modo il collegamento consapevole mente-corpo.

L’Energia Reiki scorre attraverso i nostri canali energetici attivando sia il corpo che la mente donandoci la forza e il coraggio per riconoscere e agire su quelle situazioni che aspettano di essere cambiate e che ci creano malessere, generando in noi blocchi energetici, emozionali e di conseguenza anche fisici.

Il Reiki porta armonia dentro di noi regolarizzando la circolazione energetica in tutto il corpo, inducendo uno stato di rilassamento profondo capace di riattivare il sistema endocrino, linfatico, circolatorio, digerente e urinario; di riequilibrare il sistema nervoso e neurovegetativo; di produrre un rafforzamento delle difese immunitarie e di avviare un processo di disintossicazione non solo fisica ma anche e prima di tutto psichica.

Il Reiki è in grado di connettere l’Energia Universale (Rei) all’ Energia di ognuno di noi (Ki): i nostri conflitti interiori irrisolti, i bisogni inespressi o non appagati o le esperienze dolorose bloccano il naturale flusso energetico che è dentro di noi. La conseguenza è che potremmo vivere una vita insoddisfacente o dolorosa dal punto di vista psicologico o rischiare di ammalarci nel fisico; il trattamento reiki agendo in contemporanea su mente, corpo e spirito ristabilisce un equilibrio armonico assorbendo e metabolizzando l’Energia Vitale Universale, generando un riequilibrio psico-fisico. Con il suo processo libera le emozioni somatizzate ed apre la mente e lo spirito, portando alla nostra consapevolezza le cause della sofferenza psichica e della malattia. Da qui in poi a livello emotivo è necessario intervenire con una adeguata psicoterapia: il reiki ci aiuta a scoprire quella parte di noi che avevamo paura di vedere ma la psicoterapia ci conduce ad incontrarla, conoscerla e accettarla. È un lavoro complesso che però si ottiene integrando campi diversi che però hanno tutti lo stesso obiettivo: la profonda conoscenza di noi stessi e il nostro benessere.

Molti studi hanno evidenziato i benefici del Reiki sugli stati mentali ed emotivi, in particolare sullo stress e l’ansia portando a benefici sia nell’immediato che sul lungo tempo. Dal lato psicologico, il metodo interverrebbe trasformando in positivo la mente e l’atteggiamento verso la vita.

Va fortemente sottolineato che questa tecnica non è un trattamento medico né una psicoterapia ma può essere un fondamentale metodo integrativo che può essere utilizzato in affiancamento a tutte le terapie mediche e psicoterapeutiche tradizionali.

In tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti, il reiki viene praticato in alcuni Centri Clinici, come terapia alternativa. Anche in Italia, la tecnica è presente in qualche ospedale, soprattutto in Piemonte, a Torino e Asti. In questi ospedali è stato dimostrato come il reiki sia efficace, per esempio, nelle terapie del dolore, nell’assistenza pre e post operatoria e si è rivelato particolarmente efficace durante i trattamenti chemio e radioterapici nei pazienti oncologici. Sul piano psicologico reiki aiuta a controllare l’ansia e a limitare nostra mente le conseguenze negative associate a disturbi psicosomatici; il reiki rende il soggetto più calmo e centrato sul qui ed ora e aiuta a sciogliere pensieri ossessivi oppure, con l’aiuto della psicoterapia, a venire a capo di piccole manie e piccoli blocchi personali.

Il Reiki non induce ad un semplice rilassamento ma è un’esperienza complessa a cui partecipano sia gli elementi psichici (sensazioni – emozioni – immaginazione), che quelli più prettamente corporei (percezioni sensoriali – movimenti). Questa pratica olistica consente, quindi, di fare esperienza della dimensione umana nella sua totalità corpo–mente, e di recuperare la consapevolezza di quella connessione con il tutto che è dentro di noi, dunque corpo-mente-spirito. Il Reiki va anche al di là della dimensione personale e psicologica e si pone come strumento di crescita trans-personale e spirituale che come già detto può essere un valido aiuto/alleato delle discipline scientifiche ma non un sostituto ad esse. Nella psicoterapia può essere un ottimo metodo per alleviare le patologie ansiose perché abitua il paziente a concentrarsi su sé stesso e sul “qui ed ora” ma rimane responsabilità dello psicoterapeuta l’aiutare il paziente ad elaborare le cause profonde e ancestrali che stanno alla base dei suoi comportamenti ansiosi. 

Dott.ssa Veronica Leva 

Psicoterapeuta, Gruppoanalista


Bibliografia

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  • The Effect of reiki on pain: A meta-analysis – MelikeDemir Dogan clinicalkey – ComplementaryTherapies in ClinicalPractice, 2018-05-01 Fascicolo 31, Pg 348-387;