La mente quantistica

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In questo breve scritto vorrei mettere in relazione due scienze all’apparenza molto distanti tra loro: psicologia del profondo e fisica quantistica.

Queste due discipline sono nate da una base filosofica, culturale e sociale molto simile anche se si sono sviluppate attraverso linguaggi differenti. Pionieri di questo collegamento sono stati Wolgang Pauli (Premio Nobel alla fisica nel 1945) e Carl Gustav Jung (padre della psicologia analitica): entrambi credevano nella possibilità che questi due campi scientifici potessero procedere nella stessa direzione.

Pauli e Jung

Il primo incontro tra Pauli e Jung avviene nel 1932 quando il fisico si rivolse a Jung per affrontare alcuni problemi esistenziali che lo preoccupavano seriamente: nonostante stesse mietendo enormi successi lavorativi che lo portarono a vincere il Nobel, nella vita privata era caduto in un serie di fallimenti soprattutto sentimentali. Jung fu fortemente colpito dal materiale onirico di Pauli (definì i suoi sogni “stracolmi di materiale arcaico”) perché sembrava confermare la teoria sulla quale Jung stava lavorando da molti anni: l’esistenza di un inconscio collettivo abitato da archetipi che si presentavano nelle diverse culture.

Tra Jung e Pauli tra il 1932 e il 1957 intercorse una lunga amicizia epistolare durante la quale si scambiarono idee e opinioni su questioni importanti riguardanti la Fisica e la psicologia del profondo.
Jung in uno dei suoi scritti sosteneva che Prima o poi, la fisica nucleare e la psicologia dell’inconscio si avvicineranno fra loro poiché entrambe, indipendentemente l’una dall’altra e partendo da direzioni opposte, si spingono avanti in un territorio trascendentale” (Jung, 1964).

Wolfgang Poli e Carl Gustav Jung (fonte immagini: Wikipedia)

Pauli, dal canto suo, nelle sue ricerche cercò di trovare un’unione e una complessità comune tra psiche e materia: “È mia opinione personale che per la scienza del futuro la realtà non sarà né psichica né fisica: in qualche modo, essa sarà entrambe le cose e nessuna di esse.” (Lettera a A. Pais 1950).

Nella psicologia del profondo l’attenzione è posta sulla comprensione dei processi psico-emotivi del paziente, allo stesso modo i principi della fisica quantistica sono rivolti alla comprensione dell’altro, del mondo in cui viviamo e di noi stessi.

Gli studi di Pauli e Jung hanno portato alla conclusione che l’essere umano pur essendo un’entità distinta e separata dal tutto, in realtà è parte di un sistema più vasto costantemente in connessione con tutte le sue parti.

Il concetto di entanglement

La fisica quantistica o teoria dei quanti è la teoria della meccanica che descrive il comportamento della materia, della radiazione e le loro reciproche interazioni.

In particolare questa scienza descrive le radiazioni e la materia sia come fenomeni ondulatori che come entità particellari, al contrario della fisica classica dove la luce è descritta solo come un’onda o l’elettrone solo come una particella.
Il fisico tedesco Max Planck (1858-1947) fu il primo a introdurre il concetto di “quanto”, elemento base della legge che porta il suo nome, nel suo lavoro del 1900 “Ueber die Elementarquanta der Materie und der Elektrizitaet” (Sui quanti elementari della materia e dell’elettricità). Questo lavoro segnò l’inizio della fisica moderna.

La meccanica quantistica considerava, per la prima volta, l’energia come la materia, quindi costituita da entità non ulteriormente divisibili, i quanti, e risolveva problematiche non spiegabili con la meccanica di Newton che non era applicabile ad oggetti molto piccoli come gli atomi.
Il concetto di Planck fu ripreso nel 1905 da Einstein, il quale osservò che l’energia degli elettroni emessi non era legata all’intensità della radiazione che colpiva la materia ma alla frequenza delle radiazioni. Affermò, quindi, che la luce è quantizzata cioè costituita da un flusso di particelle di energia (i quanti) che egli chiamò fotoni: la luce si comporta come se fosse composta da particelle. Questa ipotesi venne poi confermata dalla scoperta dell’effetto Compton nel 1922: studiata in esperimenti differenti la luce sembrava presentare una sorta di dualismo, apparendo in alcuni come onda, in altri come particella.

Entanglement: intreccio

Un concetto molto importante in fisica quantistica è quello dell’ entanglement letteralmente groviglio, intreccio . Il primo a parlare di entanglement è stato Erwin Schrödinger nel 1933 premio Nobel per la Fisica definendolo come un fenomeno in cui lo stato quantico di uno o più sistemi fisici non può essere descritto singolarmente ma solo come una sovrapposizione di più sistemi anche se spazialmente separati: due particelle in entanglement quantistico sono intrinsecamente connesse tra loro anche a distanza (teoria dimostrata con l’esperimento della doppia fenditura, Young 1801).

Concetto di sincronicità

Il concetto che più di tutti lega tra loro fisica quantistica e psicologia del profondo è quello di sincronicità.
Jung nel suo libro “La sincronicità, principio dei nessi acasuali” (1952), scrive “A differenza della causalità, la sincronicità si dimostra un fenomeno connesso principalmente con processi che si svolgono nell’inconscio. Alla psiche inconscia spazio e tempo si dimostrano relativi, ossia la conoscenza si trova su un continuum spaziotemporale in cui lo spazio non è più spazio e il tempo non è più tempo. Se quindi l’inconscio sviluppa e mantiene un certo potenziale alla coscienza nasce la possibilità di percepire e conoscere eventi paralleli.

La realtà descritta in questi termini da Jung sembra richiamare la realtà descritta dall’entanglemant quantistico in cui spazio e tempo perdono il loro significato consueto: nel mondo quantico non esiste quella separazione tra gli oggetti e gli eventi con cui siamo soliti descrivere la realtà nella nostra quotidianità, allo stesso modo Jung ritrova nei fenomeni inconsci che affiorano alla coscienza la stessa mancanza dei concetti spazio/temporali utilizzati dalla coscienza.

La reciproca funzionalità tra conscio ed inconscio sembra rimandare alla reciproca funzionalità tra onda e particella: l’onda è la parte inosservata del quanto e la particella l’aspetto che assume se viene osservata, allo stesso modo possiamo dire che l’inconscio è l’aspetto della psiche non osservata mentre il conscio è l’aspetto che assume per poter essere osservata.

L’onda si diffonde attraverso lo spazio mentre la particella assume una posizione limitata, l’area inconscia è quasi illimitata e sempre in movimento mentre l’area del conscio è molto limitata e tendenzialmente statica.

Gli archetipi e la sincronicità

Nei loro scambi epistolari Jung e Pauli si trovarono a condividere opinioni su un altro concetto base della teoria junghiana: gli archetipi.

Jung in una delle loro lettere scrive “l’archetipo non rappresenta altro se non la probabilità dell’accadere psichico. In una certa misura, è il risultato, anticipato per immagini, di una statistica psichica” (lettera 49), e rimane affascinato dalla definizione che ne da Pauli “nella fisica quantistica l’archetipo vada ricercato nel concetto di probabilità (matematica), cioè nella concordanza di fatto tra il risultato atteso, calcolato con l’aiuto di questo concetto, e le frequenze misurate empiricamente”.

Da ciò si evince quindi che l’onda del quanto e gli archetipi rappresentano il campo delle probabilità, in particolare Pauli definì gli archetipi come le numerose possibilità che possono assumere le reazioni psichiche: essi rappresentano nell’inconscio le innumerevoli potenzialità delle manifestazioni psichiche mentre i contenuti della coscienza sono attualizzazioni di tali potenzialità.

Inoltre egli riteneva che gli archetipi operano sia nel mondo fisico che in quello della psiche: nel primo organizzano le strutture e le trasformazioni della materia e dell’energia, nel secondo organizzano idee ed immagini.

Corpo e spirito hanno origine in un livello più elementare, l’inconscio collettivo

Jung e Pauli arrivarono alla conclusione che ciò che definiamo corpo e ciò che definiamo spirito hanno origine in uno stato precedente sia al corpo che allo spirito e nel quale non esiste separazione tra soggetto e oggetto;

dietro la materia e la psiche esiste un livello più elementare né psichico, né fisico in cui non esiste differenziazione tra i due. Jung chiamò questo livello inconscio collettivo e proprio in esso risiedono gli archetipi. L’archetipo è un’immagine primordiale comune a popolazioni ed epoche anche molto distanti tra loro; per Jung rappresentano gli elementi fulcro della psiche umana ma sono indipendenti da essa.

Gli archetipi si manifestano in ogni cultura, nei miti, nelle favole, nelle leggende che racchiudono in sé i principali temi dell’uomo dall’origine dei tempi.

Jung analizzando i sogni dei suoi pazienti aveva notato la presenza di certe immagini o situazioni che non riguardavano l’esperienza personale dei pazienti ma che si ripresentavano simili tra loro in persone diverse come se fossero innate nella mente umana ovvero come se provenissero da un inconscio collettivo condiviso ed ereditato insieme al patrimonio genetico.

Gli archetipi, quindi, sono “forme a priori” ereditate che abitano l’inconscio collettivo e che influenzano le nostre esperienze personali; sono pattern fondamentali che operano sia nel mondo fisico che in quello psichico.

Nel mondo fisico si occupano delle trasformazioni della materia e dell’energia, nel mondo psichico organizzano le immagini e le idee. Quando gli archetipi agiscono simultaneamente nei due mondi si originano i fenomeni sincronici.

Come già detto Jung definisce sincronicità (letteralmente “accadere insieme nel tempo” ) la correlazione di eventi non legati tra loro da nessun nesso causale o di effetto ma da risonanza reciproca: idee o fatti accomunati da uno stesso significato (per esempio pensare ad una persona e ricevere la sua telefonata) si attraggono reciprocamente come due calamite anche senza nessun legame causale.

L’entanglement quantistico è esempio di sincronicità

Esempio di sincronicità è l’entanglement quantistico: una particella è in grado di influenzare istantaneamente un’altra particella anche se sono distanti anni luce una dall’altra.

Questo concetto supera il principio fisico della località secondo il quale i processi fisici non possono avere effetto immediato su elementi fisici in un luogo separato da quello in cui avvengono, cioè i processi fisici non possono avvenire simultaneamente in luoghi separati.

La sincronicità rappresenta un fenomeno reale ma non-locale. Secondo Jung e Pauli, il fenomeno della sincronicità crea quel collegamento tra fisica e psicologia che tanto hanno cercato, evidenziando una connessione profonda fra i vari eventi del mondo fisico e psichico.

Conclusioni

L’amicizia è lo scambio culturale tra Pauli e Jung forse sarà sembrata improbabile agli occhi di molti ma in realtà si fondava proprio su quel principio che entrambi hanno cercato di dimostrare nei rispettivi ambiti: la duplice natura dell’essere umano: materia e psiche, conscio e inconscio, luce e ombra che ai tempi erano considerati aspetti separati ed indipendenti.

Già nelle personalità di questi due studiosi erano evidenti queste due nature: Pauli brillante scienziato ma anche uomo dalla vita personale disastrosa; Jung medico psichiatra, filosofo, antropologo e psicoanalista ma anche convinto di essere un sensitivo: spesse volte ha raccontato di aver avuto delle premonizioni. Egli sosteneva che i fenomeni paranormali fossero segnali dell’inconscio collettivo come i sogni lo sono dell’inconscio individuale (i suoi sogni, fantasie, premonizioni vennero raccolte nel Libro Rosso opera scritta e illustrata da Jung fra il 1913 e il 1930 ma pubblicata postuma nel 2009).

Pauli ha dedicato la sua carriera a dimostrare che la Fisica classica fosse superata e che si dovesse considerare la materia in modo diverso, come parte di un continuum più ampio dove le immagini archetipiche precedono le scoperte scientifiche e così divenne il padre della fisica quantistica; parimenti Jung attraverso i suoi innumerevoli studi sulla psiche e grazie agli spunti sulle teorie della fisica forniti da Pauli (per esempio l’illusoria distinzione tra materia ed energia) arrivò ad ipotizzare l’esistenza di un Unus Mundus dove psiche e materia sono originariamente parte di un tutt’ uno.

Entrambi quindi, arrivano ad un nuovo concetto di realtà né propriamente fisica, né propriamente psichica: psiche e materia sono reciprocamente indifferenziate.

L’inconscio collettivo di Jung è diventato elemento di unione tra psicologia e i paradigmi della fisica quantistica.

Studiando la sincronicità e grazie ai continui confronti con Pauli, Jung è giunto alla conclusione che gli eventi sincronici della vita umana (le cosiddette coincidenze) siano dovuti allo stesso principio di non località della fisica quantistica: un evento non si verifica per caso, ma è correlato ad un evento non direttamente osservabile, come la funzione d’onda di una particella è legata ad un’altra sita in uno spazio differente.

Infine entrambi gli s studiosi pongono al centro delle teorie il ruolo dell’osservatore: nella relazione terapeutica l’osservazione critica e gli interventi dell’analista restituiscono al paziente una visione più chiara delle sue dinamiche inconsce aiutandolo a renderle consce;

il cambiamento, quindi, avviene grazie all’intervento di un osservatore, proprio come accade in fisica negli esperimenti effettuati sulla luce: essa è un’onda di energia se non viene osservata ma diventa particella di materia fisica se in presenza di un osservatore.

L’intervento di un osservatore, quindi, diventa fondamentale per il cambiamento: Il materiale inconscio attraverso l’osservazione può diventare conscio, così l’onda, priva di una localizzazione e di una forma, diventa particella, ed è quindi riconoscibile ed osservabile: proprio come le dinamiche inconsce che diventano consce.


C. G. Jung, La Sincronicità, Bollati Boringhieri 1980, pagine 120.
C. G. Jung, Opere, vol. 11, Bollati Boringhieri, Torino 2008, p. 555.
C. G. Jung, Ricordi , sogni, e riflessioni, a cura di Aniela Jaffé, Rizzoli, Milano 1992, p. 203.
C.G. Jung , W. Pauli, Jung e Pauli. Il carteggio originale: l’incontro tra psiche e materia, Moretti & Vitali 2016, p. 376.
W. Pauli, Psiche e natura, (Traduzione di Maurizio Bruno, Laura Benzi), Biblioteca Scientifica, 40 2006, 3 edizione, p. 176
Satyendranath N. Bose, Albert Einstein, Erwin Schrödinger La statistica quantistica e le onde di materia, Bibliopolis 2011